Progettare la Flessibilità - Caroline Place - Amin Taha Architects (2013-2017)
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Le esigenze abitative evolvono insieme alle nostre vite. Una delle chiavi del progetto per una casa efficace è la sua capacità di adattarsi alle nuove necessità senza richiedere stravolgimenti e costosi interventi di trasformazione.
Questo progetto, se pure un po' "estremo" sotto certi punti di vista, rappresenta un interessante caso di studio. Si tratta innanzi tutto di una "ristrutturazione", quindi di un intervento su di un edificio esistente e non di una nuova costruzione. Un progetto, quindi, in cui alla conservazione delle qualità caratterizzanti dell'edificio oggetto dell'intervento, si associa l'abilità del progettista di costruire l'ambiente residenziale intorno alle esigenze del chi lo dovrà abitare, rendendolo dinamico in funzione della loro trasformazione.
Caroline Place è un enclave di case a schiera nei pressi di Kensington Gardens, a Londra. La residenza era configurata secondo il classico schema della casa edoardiana, con aree per il personale di servizio, retrocucina, deposito per il carbone e un'area lavoro al pian terreno.
Le trasformazioni sociali occorse nel corso degli anni hanno reso questa configurazione distributiva obsoleta, tant'è che la residenza era già stata oggetto di interventi di trasformazione più o meno radicali, fino a che lo studio londinese Amin Taha Architects non è stato incaricato di riconfigurare la residenza per ospitare una famiglia di cinque persone.
Tralasciando gli interventi relativi al ripristino della facciata, focalizziamo l'attenzione sull'aspetto distributivo dell'intervento, e sul suo aspetto portante, visibile chiaramente analizzando una sezione dell'intero edificio.
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Il primo passo, su tutti e tre i livelli che compongono la residenza, oltre che nel piano interrato e nel sottotetto, è stato eliminare non solo tutte le partizioni interne della residenza, ma anche elementi come le travi ribassate - essenziali all'epoca della costruzione per ragioni strutturali, ma oggi rimpiazzabili - e che costituivano, in qualche maniera, una memoria involontaria dello schema distributivo originario, ben lontano dall'essere conforme alle nuove esigenze dei proprietari.
Il risultato è stato, di fatto, una 'tabula rasa', un guscio vuoto di intonaco e travertino - materiali che caratterizzavano la residenza e che vengono ripristinati, insieme ai pannelli in ciliegio che rivestono le pareti, in cui le nuove funzioni potessero dispiegarsi, sovrapponendosi, secondo le esigenze degli occupanti. Tali funzioni risultano quindi delimitate solamente dal perimetro esterno, oltre che dalla disposizione degli arredi, anch'essi in ciliegio. Il carattere dei singoli ambienti verrà per questo definito nel tempo, via via che gli oggetti personali della famiglia residente troveranno il loro posto all'interno della residenza. Unico elemento invariante ad essere delimitato nello spazio è quindi la scala, grande elemento plastico della composizione, matericamente trattata come se fosse stata appena estratta dalla viva roccia.
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Mentre nei due livelli inferiori - piano interrato e piano terra - la pianta libera trova applicazione in maniera semplice e, tutto sommato, "ordinaria", è negli ambienti tradizionalmente più privati della residenza, come le camere da letto del piano superiore, che questa richiede l'applicazione dello sforzo progettuale più importante. Ecco quindi che la soluzione viene a risiedere proprio nella progettazione degli arredi fissi. È interessante come una soluzione di flessibilità estrema, tipicamente riservata a progetti di housing sociale - comunque fuori dal comune, come gli edifici residenziali di Atxu Amann, Andrés Cánovas, Nicolás Maruri a Carabanchel - trovi qui applicazione in una residenza privata.
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Così, ad esempio, il primo piano, di cui sopra vediamo una pianta, può essere utilizzato integramente come un piccolo soggiorno con un angolo studio. Due librerie a tutta altezza possono essere ribaltate su loro stesse e, con l'ausilio di porte scorrevoli integrate in esse, lo spazio può essere sezionato per "distaccare" una camera dallo spazio continuo e suddividerla dallo studio. All'interno di una delle librerie, inoltre, è presente un letto ribaltabile che permette di trasformare la stanza in una camera per gli ospiti.
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È interessante notare come, utilizzando ed espandendo lo stesso concetto utilizzato per questi arredi mobili, venga ricavato lo spazio in cui allocare gli ambienti serventi della residenza che richiedono privatezza, come ad esempio bagni e cabine armadio.
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Attenzione: le combinazioni sono molte, ma non sono infinite. Approfondire la cura con cui sono state concepite ci permette di non cadere in un equivoco che è fondamentale evitare, quando si parla di progettazione flessibile, e cioè l'idea che essa rappresenti, in qualche modo, una rinuncia dell'architetto alla definizione degli spazi. In realtà, siamo solo di fronte ad un cambio di focus: dallo studio di uno spazio a quello di una dinamica e, quindi, di una moltitudine di spazi, in grado di adeguarsi, con la loro variabilità, alle mutevoli esigenze di chi dovrà utilizzarli.
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